La previdenza complementare, in Italia, registra ancora poche adesioni: la riforma prevista dal d.lgs. 252/05 procede a rilento.
Nella Penisola si registra un paradosso: da un lato, la pensione è vista come una delle principali priorità; dall’altro, le famiglie destinano ancora poche risorse per integrare la pensione di “primo pilastro”, diventata in molti casi insufficiente.
Secondo i dati della relazione annuale della Covip per l’anno 2010, le adesioni alle forme di previdenza complementare sono in aumento rispetto all’anno precedente: +4,3%, pari a circa 5,3 milioni di iscritti. Ma si tratta appena del 23% dell’intera popolazione interessata.
Con oltre due milioni di iscritti, i fondi pensione negoziali continuano a essere la forma di previdenza con maggiori iscrizioni. Seguono i piani individuali pensionistici (i cosiddetti “nuovi Pip”, con oltre 1,1 milioni di sottoscrizioni) e i fondi pensione (circa 850mila sottoscrizioni).
Un altro dato significativo rilevato dalla Covip è l’assenza dei dipendenti del settore pubblico dalla forme di previdenza complementare: il d.lgs. 252/05 pone infatti una netta disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e dipendenti privati, a vantaggio di quest’ultima categoria.
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