La figura dell’Export Manager è stata, in un certo senso e sotto altri nomi, parte integrante del sistema produttivo italiano fin dai suoi sviluppi nel ‘500, per passare alla rivoluzione industriale del ‘700.
In tutte queste fasi, infatti, il tessuto produttivo del nostro Paese è stato caratterizzato dalla produzione di beni di lusso. E, fin dall’inizio, ciò ha comportato una strategia aziendale che mirava a un mercato globale più che locale.
La figura dell’Export Manager ha fatto la fortuna di marchi che resistono a mode e crisi perché si rivolgono a una nicchia esclusiva e sono divenuti status symbol e sinonimo di buon gusto e qualità di fattura.
Oltre ciò, la spinta verso la conquista dei mercati emergenti, che rappresentano una fetta importante del volume di scambi internazionali, ha aggiunto al ruolo dell’Export Manager una funzione strategica di primaria importanza.
Anche se il settore lusso è quello che punta maggiormente sull’export, la globalizzazione dei mercati e la diffusione delle tecnologie informatiche hanno ampliato il campo delle aziende, anche di piccole dimensioni, che si sono affacciate ai mercati esteri prima tramite i canali di marketing internazionale.
La diffusione di uffici esportazioni e la frequente richiesta di professionisti da inquadrare nel ruolo di Export Manager, per quanto riguarda l’Italia, è dunque il risultato di una combinazione di due fattori fondamentali: tradizione e innovazione.
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