Abbiamo già visto qual è il suo ruolo. Una figura la cui centralità è sempre più evidente sia che si tratti di grandi imprese, che nel casto delle PMI. L’internazionalizzazione, infatti, è divenuta un’esigenza fisiologica per penetrare mercati in esplosione o in ripresa.
Ma cosa bisogna fare per diventare export manager? Per prepararsi alla richiesta del mercato del lavoro di professionisti specializzati nelle esportazioni di beni e servizi, prima di ogni altra cosa è fondamentale la conoscenza delle lingue. L’ottima conoscenza dell’inglese è la prima competenza sulla quale un buon futuro export manager deve poter contare. Chi può vantare conoscenze di lingua russa, turca o di qualche lingua del Far East.
Il lavoro dell’export manager non è solo questione di relazioni. E se la lingua può sicuramente essere un elemento chiave, lo è tanto quanto le numerose competenze tecniche richieste al ruolo.
Per divenire in grado di ricoprire questa figura, sarà bene avere competenze derivanti da un percorso universitario in area legale, economica e aziendale o avere un’esperienza di lavoro in un ufficio per l’estero, un ufficio amministrativo o logistico.
Per prepararsi a diventare export manager, GEMA Business School ha progettato un percorso di alta formazione specifico dedicato ai professionisti che vogliono fare dell’internazionalizzazione, la leva strategica della propria azienda e della propria professionalità: è l’Executive Master in Export Management. Il Master potrà essere seguito nella sede di GEMA Business School di Roma o quella di Milano.
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