Valutare le teorie di Michael E. Porter significa andare al cuore di un aspetto fondamentale del marketing: il posizionamento del brand richiede la capacità di individuare il proprio target di riferimento e le strategie competitive da perseguire per essere coerenti con la mission aziendale definita.
Come affermava James Crook “l’uomo che vuole dirigere un’orchestra deve saper girare le spalle alla folla”. È questo il concept che si deve tener presente quando un’azienda definisce dove e come inserirsi nello scenario competitivo.
Le teorie di Porter, pur essendo piuttosto articolate, possono essere riassunte attraverso due analisi fondamentali: le forze concorrenziali e le tre strategie competitive di base. Per definire il posizionamento strategico Porter sottolinea come sia fondamentale gestire da un lato l’inserimento nel panorama competitivo e dall’altro la strategia da preferire per conquistare il cliente ed aumentare le vendite.
Tre le strategie competitive di base formulate dallo studioso: la leadership di costi, la differenziazione, la focalizzazione. Un’azienda può scegliere se puntare sulle strategie di prezzo, piuttosto che su un pubblico di nicchia per generare nel consumatore la cosiddetta brand loyalty.
Altrettanto importante è l’analisi dei competitors, declinata nelle cinque forze di Porter.
Le teorie di Porter sul posizionamento strategico non sono le uniche: le matrici McKinsey e BGC offrono interessanti visioni alternative.
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