Quando James M. Burns formulò il concetto di leadership trasformazionale (termine poi coniato da Bernard M. Bass) stava pensando che i modelli di leadership fino ad allora teorizzati gli andavano stretti.
Ne uscì fuori una definizione di leadership del tutto originale.
Il leader è qualcosa di più rispetto a un semplice modello al quale conformarsi: è un motivatore, un ispiratore. Egli riesce non solo a catalizzare le azioni ma, prima di queste, riesce a forgiare la volontà dei propri collaboratori. La leadership trasformazionale, dunque, agisce sul modo di pensare dei follower, poiché il leader riesce a convincere i propri collaboratori che si può raggiungere un bene maggiore sposando la mission proposta.
Con la leadership trasformazionale, Burns volle ampliare il concetto di leadership, legandolo al rapporto leader-follower, più che alle doti del leader (come avviene per la leadership carismatica). La vera dote del leader trasformazionale è quella di far identificare gli interessi e gli obiettivi privati con gli obiettivi comuni per amplificare i singoli sforzi: in questo senso si configura come uno stile di leadership completamente diverso. Le sue materie prime sono i desideri e le aspettative dei follower.
In questo tipo di leadership sono stati individuati quattro comportamenti costitutivi, che sono noti nella letteratura anglosassone come le “Quattro I” della leadership trasformazionale:
In definitiva, un buon manager è anche un leader trasformazionale: la ricetta giusta per la motivazione dei dipendenti e la creazione di team fortemente orientati al perseguimento della mission d’impresa.
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