Se credete nel vostro messaggio e volete condividerlo con gli altri, i movimenti verranno dal vostro interno e tenderanno ad essere appropriati al discorso.
La gestualità, se equilibrata, è un buon sostegno alla comunicazione: un particolare movimento delle mani, anche senza l’accompagnamento della parola, a volte significa moltissimo. Mani irrequiete e dita frenetiche alla continua ricerca di nuovi oggetti da tormentare indicano tensione e ansia; il pugno chiuso o le mani abbandonate sul grembo rivelano disagio e scarsa inclinazione al dialogo.
Una gesticolazione eccessiva è volgare e infastidisce il pubblico; piccoli gesti, vari e rilassati non recano invece disturbo, anzi servono a sottolineare i punti salienti del discorso e aiutano a scaricare la tensione.
Molte persone si dondolano in modo ossessivo. Queste oscillazioni, spesso comiche agli occhi del pubblico, sono laterali (con spostamenti destra/sinistra), o verticali (con sollevamento e abbassamento delle punte dei piedi), oppure in profondità (con spostamento del corpo in avanti e indietro, tenendo un piede leggermente avanti all’altro).
Ma anche rimanere fermi come manici di scopa, con le braccia lungo i fianchi o con le mani in tasca, è una soluzione pessima e inquietante.
Il peso del corpo deve essere equilibrato, le articolazioni sciolte, le mani libere, non nascoste dietro la schiena, o intrecciate sul davanti “a foglia di fico”, o infilate nelle tasche. Una stato d’animo tranquillo porta naturalmente a movimenti equilibrati e disinvolti.
I gesti debbono essere calmi, ampi, naturali. Debbono sostenere il flusso del discorso, convogliare l’energia nervosa e tenere desta l’attenzione degli ascoltatori. Come la voce, lo sguardo e tutti gli altri elementi extra-verbali sono parte integrante del discorso e non debbono essere sottovaluti. Ma, se si esagera, si cade nel grottesco o nel patetico.
Primo passo per eliminare ogni comportamento superfluo e controproducente: osservarsi attentamente fino ad avere una percezione precisa della propria immagine fisica, posizione, gesti, movimenti del corpo, espressione del volto, contatto visivo.
Secondo passo: acquisire la consapevolezza delle aree problematiche ed eliminare quei comportamenti che compromettono l’efficacia al discorso.
Terzo passo: esaminare ancora una volta la propria performance, concentrandosi esclusivamente sulla voce – velocità, ritmo, volume, tono – di notare cosa non va e cercare di modificarlo.
Si può fare questo esercizio in compagnia di amici e colleghi per avere la loro opinione. Il loro angolo di osservazione è diverso dal nostro e questo è importante per approfondire i punti critici e, in definitiva, acquisire più fiducia in se stessi.
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