Lo stato di salute di un’azienda può essere velocemente fotografato in pochi istanti attraverso la lettura dei diversi documenti che compongono il bilancio d’esercizio. Tra questi lo Stato Patrimoniale è senza dubbio uno dei primi da leggere, seguito poi dal conto economico.
Lo Stato patrimoniale viene redatto a sezioni divise contrapposte che riportano rispettivamente a sinistra le voci dell’attivo (investimenti) e a destra le voci del passivo (fonti). Vediamole nel dettaglio.
Voci dell’attivo
Nelle prime vengono ricomprese le liquidità dell’impresa e tutti quei crediti che saranno recuperati nel breve termine. Nelle seconde invece si trovano le immobilizzazioni e quindi tutta quella parte di capitale investita che tornerà liquida solo nel lungo periodo.
Voci del passivo
Tra i debiti rientrano sia i debiti correnti (a breve termine), sia i debiti di finanziamento ( a lungo termine). Il capitale netto invece rappresenta la differenza tra l’attivo e il passivo: tutto ciò che resta delle attività dopo aver coperto i debiti, rappresenta il capitale di cui dispone l’impresa. Il capitale netto cambia ogni anno, in quanto in esso confluiscono sia le perdite che gli utili dell’impresa. Per questo quando si legge lo Stato patrimoniale è necessario mettere a confronto i dati dell’anno in corso con quelli dell’anno precedente, per dare evidenza del trend evolutivo dell’impresa.
Per capire lo stato di salute di un’impresa può essere utile riclassificare le voci dello Stato patrimoniale sia in base alla funzione svolta dagli investimenti nel ciclo produttivo, sia in base alla liquidità dell’attivo ed esigibilità del passivo.
Il primo tipo di riclassificazione permette di dare evidenza del Capitale Circolante Netto (CCN),anche detto Working Capital, che si ottiene dalla differenza tra le attività a breve e il passivo a breve. Se il CCN è positivo, lo è anche il giudizio sulla struttura finanziaria d’impresa. Se invece è negativo significa che l’impresa sta usando i debiti a breve termine per coprire le attività a lungo termine. È un indicatore molto importante che permette di dire se c’è equilibrio finanziario di breve periodo e se l’impresa è in grado sia di far fronte ai suoi impegni sia di espandere il proprio business.
Il secondo tipo di riclassificazione permette di individuare l’indice di liquidità, ossia la capacità dell’impresa di far fronte a emergenze improvvise. Le liquidità nette si calcolano sottraendo alle attività correnti sia le scorte che i debiti correnti.
Fotografare lo stato di salute di un’impresa in pochi secondi è possibile: basta saper interpretare le voci dello Stato patrimoniale. Per imparare a leggere correttamente il bilancio d’esercizio segui i corsi di GEMA Business School.
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