Il recruiting è sempre più Digital: come fare marketing di se stessi con il Personal Branding

13 Marzo 2017

tommaso-sorchiotti-personal-brandingIl digitale sta trasformando in modo radicale i modelli di business delle aziende e il mondo del lavoro. Se da una parte assistiamo ad una progressiva estensione delle opportunità offerte dai nuovi mercati, esiste anche una quota crescente di persone che rischiano di essere penalizzate da questo processo di trasformazione digitale.

I responsabili HR delle aziende utilizzano sempre di più strategie e tecniche di social recruiting, avvalendosi di piattaforme come Linkedin e Facebook per fare scouting di talenti e verificare le competenze dichiarate nei tradizionali curriculum vitae.

Per essere pronti a cogliere tutte le opportunità offerte dalla ptrasformazione digitale di aziende, mercati e professioni, il personal branding è uno degli strumenti più efficaci, perché consente di valorizzare le proprie competenze e ampliare la propria rete di relazioni: due elementi che oggi sono indispensabili per avere successo nel mondo del lavoro.

Ne abbiamo parlato con Tommaso Sorchiotti, Creative Digital Manager specializzato nella trasformazione delle aziende tradizionali in leader digitali, e co-autore del libro “Personal branding. Promuovere se stessi online per creare nuove opportunità”.

  1. Ciao Tommaso! In che modo le attività di recruiting delle imprese stanno cambiando, soprattutto nel settore marketing?

Tommaso: Le attività di recruiting, dopo anni di approccio tradizionale, stanno avendo una profonda trasformazione. Un po’ per osmosi con gli altri settori, un po’ per le esigenze espresse dal mercato del lavoro negli ultimi 3 anni, i professionisti del mondo HR hanno abbracciato le evoluzioni del digitale. D’altronde esso rappresenta uno dei principali canali di innovazione delle strategie aziendali, e la capacità di internalizzare e gestire le nuove competenze diventa fondamentale in un momento critico e dinamico come quello attuale.

Nel mercato digital-centrico in cui noi oggi viviamo, grandi rischi affiancano grandi opportunità per quanto riguarda l’evoluzione dell’offerta di un prodotto o servizio.

Io, ad esempio, resto sempre affascinato di come le piattaforme di Crowdfunding, KickStarter e IndieGoGo in primis, ospitano innovazioni e progetti sperimentali e innovativi che una volta erano circoscritti ai dipartimenti di R&D delle grandi aziende.

Oggi l’innovazione si fa sia nei grandi laboratori supportati da fondi importanti, sia nei garage e nelle cantine di micro-imprenditori in cerca di finanziamento: in entrambi i casi, la capacità di valorizzare le proprie competenze diventa cruciale per potersi affermare con successo.

Da questo punto di vista, le attività di recruiting sono strettamente connesse alla capacità delle aziende di prevedere i nuovi trend del mercato, così come le competenze e le skill latenti nei professionisti, il cui sviluppo non viene previsto nei percorsi formativi tradizionali.

Nuove competenze derivano spesso da esperienze nuove che ruotano attorno al digitale. Se chi fa recruiting si trova impreparato di fronte a queste dinamiche diffuse e consolidate, le aziende rischiano di perdere competitività. E i tempi del mercato, anche per loro, sono molto più veloci e frenetici di 15 anni fa.

  1. Quanto è importante il personal branding, in particolare per chi vuole lavorare nelle professioni digitali?

Tommaso: Tantissimo. Oggi per lavorare nel digitale devi dimostrare di saper essere e saper fare. Devi avere metodo, saperti relazionare con le altre persone online e con le community verticali. Eppure nessuno insegna a prendere consapevolezza delle proprie capacità e del proprio talento, per poi permetterti di comunicarlo.

A me sembra assurdo che la comunicazione non venga insegnata nelle scuole primarie, visto il peso che avrà per tutta la vita dell’individuo. E la comunicazione è una dote che può essere coltivata e migliorata a qualsiasi età.

Anche per questi aspetti il Personal Branding è diventato fondamentale. Dimostrare di saper prendersi cura di se stessi significa essere consapevoli dell’importanza della Rete. E qualsiasi professionista del digitale non può farsi trovare impreparato su questo punto. A prescindere dall’esperienza e dalle competenze specifiche. ​

Il Personal Branding è il biglietto da visita dell’era attuale. Senza una presenza online consolidata diventa difficile essere riconoscibili e farsi valere in un mercato apparentemente saturo.

  1. Quali elementi del proprio “brand personale” un giovane deve valorizzare per acquisire maggiore competitività nel mondo del lavoro di oggi?

Tommaso: Per prima cosa deve essere in grado di attivare un’analisi strategica di se stessi: punti di forza, obiettivi, interlocutori, canali e linguaggio di comunicazione. L’analisi deve indicare come attivare un piano di comunicazione e promozione personale. L’obiettivo non è conquistare tutto il mondo, ma essere credibile agli interlocutori da raggiungere.

Superata la prima fase il “giovane” deve attivare dei touchpoint adeguati: un sito web, un profilo social e una mail seria in cui essere disponibile sono i requisiti minimi. L’elemento interessante è che più si smanetta per se stessi, più si interiorizzano involontariamente nuove competenze, spesso rivendibili con futuri clienti.

I requisiti fondamentali sono quelli che io raccolgo nel gruppo delle quattro grandi C: Credere in se stessi, Comunicare, essere Coerenti, essere Costanti.


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