È una delle strategie di marketing più conosciute, perché anche una delle più funzionali e vantaggiose (quando sussistono i giusti presupposti): parliamo del co-branding, un’alleanza di marketing tra due brand che collaborano alla produzione di un prodotto o un servizio (o un’iniziativa di comunicazione). Una strategia che ha coinvolto anche imprese di piccole dimensioni e che può produrre grandi benefici, se pianificata dopo averne previsti e analizzati i potenziali rischi
Il co-branding si distingue in due tipologie: quello funzionale e quello simbolico-affettivo. Vediamone le differenze:
Co-branding funzionale – Le aziende coinvolte presento al consumatore un prodotto a cui entrambi i brand hanno partecipato alla realizzazione, con la conseguenza che il potenziale consumatore percepisce una qualità superiore rispetto alla restante offerta del mercato, in quanto le qualità positive del primo brand si trasferiscono sull’altro e viceversa.
Co-branding simbolico-affettivo – Si associa alla marca del produttore una seconda marca, così da generare dei nuovi attributi simbolici: il consumatore percepisce le qualità della marca “ospitata” come qualità proprie del prodotto ospitante. In questo caso si parla anche di co-naming.
I benefici maggiori sotto tutti i punti di vista vengono percepiti quando l’accordo tra le due aziende è esclusivo: in caso contrario, quando la marca “invitata” firma accordi simili con altre aziende, il consumatore può subire un calo di appeal nei confronti del prodotto in quanto viene meno il fattore “incremento di qualità” che caratterizza il prodotto esclusivo.
I benefici del co-branding possono essere notevoli: si può assistere a un aumento del livello di soddisfazione dei clienti, a un rafforzamento delle posizioni dell’impresa rispetto alla concorrenza, alla conquista di nuovi segmenti di clientela in quanto i clienti abituali di un marchio vengono a conoscenza anche dell’altro brand, ma anche a una riduzione dei costi dovuti all’aumento delle vendite e dei volumi di produzione. E ancora, si può ottenere un maggiore livello di notorietà pur investendo meno capitale nella promozione e nella pubblicità.
Una strategia di marketing che comunque potrebbe comportare dei rischi: l’alleanza tra i due marchi permarrà comunque nell’immaginario collettivo, con la conseguenza che uno dei due brand può subire un impoverimento della propria immagine. Ciò avviene quando uno dei due brand viene percepito di qualità inferiore rispetto all’altro o, agli occhi del consumatore, non funziona il “trasferimento di qualità” sopra descritto.
Il co-branding può essere una valida e vincente strategia di marketing, ma come tutte le strategie ha bisogno di un’attenta pianificazione e di un meticoloso studio dei fattori che concorrono al suo successo (o insuccesso), in modo da trarre il massimo da quest’alleanza di marketing.
Fonte immagine: Flickr.com/photos/cdharrison
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