Tutti i manager sanno che quando un collaboratore è motivato e soddisfatto mette il cuore e l’anima nel suo lavoro ed avrà l’energia e l’eccitazione per dare più di quanto gli viene richiesto. In qualità di consulente, formatore, coach, ma soprattutto di imprenditore quando devo scegliere un nuovo collaboratore cerco di dare alla motivazione una valenza superiore rispetto a tutte le altre competenze espresse dal candidato.
La mia esperienza mi porta a dire che non c’è organizzazione (anche la più piccola) che almeno nelle intenzioni, non presti attenzione a mantenere alta la motivazione e la soddisfazione dei propri collaboratori.
Eppure secondo una recente indagine riportata da SHRM (Society for Human Resource Management) sembra che circa il 30% dei lavoratori siano demotivati e di questi addirittura il 6% sono ostili, mentre un ulteriore 20% della popolazione è “insoddisfatta”. Sembrerebbero dei dati a dir poco sorprendenti, come può un’azienda raggiungere il suoi obiettivi se il 50% dei lavoratori sono demotivati o insoddisfatti?
La risposta non è tanto su quante persone sono motivate e soddisfatte nella nostra azienda, ma piuttosto sulla combinazione dei due fattori.
Cerchiamo allora di capire meglio precisando subito che, che Motivazione e Soddisfazione non sono la stessa cosa e soprattutto svolgono un ruolo diverso.
Un dipendente non motivato può essere soddisfatto, e un dipendente non soddisfatto può essere motivato. Non è un gioco di parole, perché la motivazione è l’energia e l’entusiasmo che ci spinge ad agire per soddisfare un bisogno, (la motivazione è prima della prestazione), la soddisfazione è il senso di appagamento per la prestazione fornita, (la soddisfazione è dopo la prestazione).
Fatta questa precisazione e ritornando alla ricerca presentata da SHRM, i collaboratori delle aziende americane oggetto della ricerca, che possono essere considerati un ostacolo allo sviluppo dell’azienda, rappresentano circa il 15% della popolazione e li troviamo tra i seduti e gli esauriti.
E’ percentuale comunque alta e che va gestita nel migliore dei modi. Come? Adoperarci per rendere l’intera popolazione aziendale “felice”.
Leonard Glick, professore di management e di sviluppo organizzativo presso la Northeastern University di Boston ci informa che per rendere “felici” (Motivati e Soddisfatti) tutti i nostri collaboratori “non è poi così difficile” basta applicare cinque “piccoli” accorgimenti:
Mi trovo spesso a parlare di motivazione sia con giovani neo laureati che intendo avviare la loro carriera nell’ambito della funzione HR ma ancor più con responsabili della formazione di medie e grandi aziende che mi chiedono di progettare dei corsi di formazione o azioni di coaching per aumentare la motivazione di collaboratori ritenuti seduti o esauriti e la mia risposta e sempre la stessa: è inutile!
Solo dopo aver visto negli occhi dei miei interlocutori incredulità per quanto affermato, continuo dicendo che per raggiungere l’obiettivo dobbiamo intervenire prima sui loro capi.
Come? Iniziando a far digerire e poi aiutandoli ad applicare i cinque “piccoli” accorgimenti di cui abbiamo parlato poco sopra.
Solo quando i capi sono pronti, possiamo intervenire sui collaboratori perché la motivazione più di ogni ulteriore competenza si nutre anche dell’esempio.
Spencer & Spencer considerano la Motivazione come una delle cinque competenze fondamentali nel lavoro, ma la annoverano anche tra le più difficili da formare. Non impossibile, ma difficile! E tutti sappiamo che per raggiungere obiettivi difficili dobbiamo pianificare, monitorare, perseverare. Vi parlerò di questo in un prossimo articolo.
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