Esercizi di coaching: migliorarsi nel quotidiano di Valentina Licciano

3 Ottobre 2014
Esercizi di coaching: migliorarsi nel quotidiano di Valentina Licciano

migliorarsi-nel-quotidianoOgni giorno siamo chiamati a misuraci con determinate capacità intellettive, morali e personali. Un confronto perenne con le altre persone, un agguato in pieno centro emotivo. Non sono gli altri ad imporci degli status caratteriali perfetti ma piuttosto noi che, confrontandoci spesso con le immagini riflesse negli specchi delle nostre vite ci guardiamo diffidenti ponendoci regole di vita senza senso e cambiamenti inconsueti. È proprio davanti a quegli specchi che compare nelle nostra mente una parola inaspettata, sicuramente interessante, un concetto, un “modus vivendi”: miglioramento.

Cosa significa migliorarsi?

Lasciando da parte la mera etimologia del verbo, si potrebbe avanzare la nascita da uno stato di insoddisfazione, da un’esigenza, da un bisogno di apparire diversi, adatti, utili, perfetti, quindi, migliori.  Migliori davanti a chi? Davanti a cosa? Al passato? Al futuro? Al presente… Potremmo migliorare le nostre vite e la nostra personalità ogni giorno, ogni momento, magari in giorni, mesi, anni. Certo che dipenderebbe unicamente da noi. Nel lavoro come nella vita privata non dovrebbero esserci persone a dirci di migliorare o ad imporci il miglioramento, bensì dovrebbe partire da noi stessi.

Come un treno che si mette in marcia verso il suo viaggio, verso la sua destinazione così anche noi saremmo chiamati ad intraprendere il nostro viaggio.

Migliorare significa sicuramente pensare ad un obiettivo, una motivazione forte che ci induca al perché del miglioramento, a quel quid che non possiamo certo eludere, ma che possiamo coltivare. Raggiungere l’obiettivo sarebbe la stazione di destinazione. Ognuno ha una stazione di destinazione in cui il viaggio non termina, sicuramente no, forse si ferma per un momento, ore, forse giorni, ma poi riparte. Come ripartono le persone e aggiungono ogni giorno nuovi obiettivi da raggiungere, nuovi miglioramenti.

Se tutto ha un inizio, la partenza, avrà anche una fine, la destinazione ovvio, ma soprattutto un tragitto, un percorso: il viaggio. In che cosa consiste? Quali tappe? Forse altri obiettivi? Si sicuramente, magari micro-obiettivi. Vogliamo migliorarci? Ecco l’itinerario del nostro viaggio:

  1. Tutte le mattine ci guardiamo allo specchio, lo specchio di cui parlavamo prima. Iniziamo a soffermarci anche solo un minuto a guardare il nostro viso, le espressioni della notte, le rughe dei nostri ricordi, i solchi dei sogni che abbiamo fatto durante la notte e di quelli che proteggiamo come tesori preziosi. Siamo noi quelli riflessi? Oppure la proiezione di chi vorremmo davvero essere? Vogliamo migliorare, poiché la percezione della persona che vediamo riflessa in quello specchio non ci piace più, ma proviamo a chiedercelo proiettandoci per un momento al futuro, poniamoci queste domande:
    • Chi vediamo riflesso allo specchio?
    • Come ci vediamo? Come ci sentiamo?
    • Quali emozioni stiamo provando?
    • Con un volo pindarico al futuro proviamo a chiederci: ora che siamo migliorati, cosa abbiamo tolto dal precedente riflesso di noi allo specchio e cosa invece abbiamo aggiunto?
  1. Cerchiamo ogni giorno di prendere appunti. Scegliamo un foglio, bianco o a colori, a righe o a quadretti, non ha importanza, tracciamolo a metà con un pennarello colorato a nostra scelta. Da un lato scriviamo “chi sono oggi”, dall’altra “perché voglio cambiare”. Compiliamo la lista ogni giorno e poi rileggiamola  aggiungendo voci e spunti nuovi. Sarà bello scoprire che ciò che abbiamo riportato all’inizio del foglio pian piano non ci appartiene più.
  1. Registriamo la nostra voce senza vergogna parlando a noi stessi, delle nostre emozioni, del presente che stiamo vivendo e del perché vorremmo migliorarlo. Ascoltare la nostra voce ci rassicurerà ma ci stupirà anche perché noteremo un tono diverso verso le ultime registrazioni.
  1. Quando saremo pronti, riusciremo a filmarci e a vedere magari un’immagine che non ci piace e che non sopportiamo perché intrappolata in certi meccanismi che non condividiamo più. Sarà dura rivederci, perché non vedremo più quel riflesso nello specchio statico della mattina, ma vedremo una persona che si muove, che parla, che gesticola percepita all’inizio totalmente distante da noi ma poi piacevole per la consapevolezza del miglioramento avvenuto.
  1. Condividiamo il nostro percorso con qualcuno, meglio sarebbe la figura di una persona esterna alla nostra vita che potrebbe obbiettivamente supportarci, ascoltarci e magari motivarci. Un percorso di Self-Coaching fino al punto 4, consisterà di un momento di auto-aiuto utile per acquisire la consapevolezza dei propri mezzi, ma come tutte le “terapie” risulterebbe inefficace senza una “guida”, il Coach in questo caso, che possa supportare il raggiungimento dell’obiettivo finale.

Un video finale a miglioramento avvenuto ci farà comprendere chi siamo diventati veramente, un miglioramento netto che ci metterà davanti all’evidenza del viaggio ultimato, della destinazione che abbiamo raggiunto. Ci farà comprendere il potere della consapevolezza e del cambiamento continuo.

 

Valentina Licciano

Psicologa – Formatrice – Coach

“Se le cose accadono è perché, fondamentalmente, siamo noi a farle accadere.”


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