Il Problem Solving è una soft skill, forse la soft skill per eccellenza: una competenza trasversale, qualcosa di molto differente da una competenza tecnica specifica. Il Problem Solving è una delle competenze più importanti del nostro tempo e soprattutto del futuro. Tuttavia, non sempre è molto chiaro cosa si intenda con questa espressione. In cosa consiste esattamente questa competenza tanto richiesta? Come potenziarla? Come comunicare le proprie capacità di Problem Solving durante un colloquio di lavoro?
Il mondo vive cambiamenti costanti, continui e sempre più significativi. Le nostre vite cambiano velocemente, la realtà diventa sempre più fluida e complessa. Stiamo sperimentando transizioni epocali, su tutte quella della digitalizzazione. Ci troviamo ad affrontare una serie di problematiche estremamente complesse e interconnesse. Allo stesso tempo, buona parte dei compiti più ripetitivi e standardizzati sono assegnati ormai a macchine, ai robot e alle intelligenze artificiali. Ne consegue che oggi gli esseri umano si trovino a svolgere compiti sempre più intuitivi e creativi. Solo l’essere umano può risolvere problemi per cui un’intelligenza artificiale non è stata programmata. In questo contesto, il Problem Solving è davvero la competenza del futuro, rappresentando una delle competenze più marcatamente “umane” che ci siano in assoluto.
Le competenze in termini di Problem Solving, articolato in tutte le sue fasi, si acquisiscono generalmente attraverso un percorso personale individuale, soprattutto nella pratica effettiva, sostanzialmente attraverso l’esperienza. Alcuni individui hanno una spiccata attitudine naturale alla soluzione dei problemi, altri meno, ma come tutte le competenze trasversali, anche questa può essere acquisita e potenziata attraverso il metodo o la pratica.
La risposta umana di fronte a un problema, nella maggior parte dei casi, è in primo luogo emotiva. Un problema ci angoscia, ci spaventa, ci paralizza. Ci porta a rispondere in modo affrettato e irrazionale. Occorre imparare ad affrontare questo tipo di paura. Il nostro obiettivo deve essere quello di trasformare questa sensazione negativa in un’energia positiva. La paura deve trasformarsi in una molla che ci dà la spinta alla soluzione del problema, senza per questo cadere nell’impulsività. La razionalità va allenata, attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Inoltre, in questo contesto dobbiamo esercitarci nell’analizzare e definire razionalmente il problema da affrontare.
Secondo Albert Einstein, se hai 60 minuti per risolvere un problema, dovresti passare 55 minuti a definirlo e solo i restanti 5 minuti dovresti impiegarli per risolverlo. La parte più critica di un problema generalmente sta proprio nella sua definizione. Molto spesso, infatti, tendiamo a confondere i sintomi con le cause di un problema. Per questo è fondamentale analizzare un problema a fondo per risolvere veramente una situazione. Occorre dedicarsi all’analisi ed esercitarsi in questa pratica prima di passare all’azione.
Il confronto con gli altri è un momento fondamentale nella risoluzione di un problema. Gli altri possono mostrarci le cose da una prospettiva completamente differente dalla nostra. Più punti di vista permettono un’analisi più profonda di un problema e trovare soluzioni cooperando diventa molto più semplice. Confrontati con gli altri ogni volta che ne hai occasione, impara a guardare le cose da più prospettive, sempre.
Una volta che hai messo in atto la tua strategia e il problema è risolto, il tuo lavoro è dunque finito? No. È fondamentale continuare a osservare gli esiti del tuo operato, monitorando i cambiamenti che si riscontrano, raccogliendo diversi feedback. Questo ti permetterà di comprendere più a fondo le dinamiche di risoluzione dei problemi, raccogliendo una serie di informazioni utilissime, che saranno cruciali poi anche in altri contesti.
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