Il mondo del business mostra crescente attenzione al tema della sostenibilità ambientale. In questo quadro, la professione di Mobility Manager acquista sempre maggiore rilevanza strategica per le organizzazioni. Questa figura, incaricata di supportare le aziende nella gestione della mobilità dei dipendenti, è diventata irrinunciabile, sia per obblighi di legge che per nuove esigenze in materia di sostenibilità. Scopriamo di più su come diventare Mobility Manager, approfondendo quali sono le sue competenze e le sue responsabilità.
Il Mobilty Manager è un professionista che ha l’incarico di pianificare, organizzare e coordinare i sistemi di mobilità di un’organizzazione. Lo scopo del suo operato è quello di ridurre in modo significativo l’impatto ambientale degli spostamenti dei dipendenti. Più nello specifico, si occupa di:
In Italia l’introduzione del Mobily Management risale al marzo del 1998, grazie a un Decreto Ministeriale dedicato alla “Mobilità sostenibile nelle aree urbane”. Questo testo rispondeva a quanto sancito dagli accordi di Kyoto del 1997 in merito alla riduzione delle emissioni inquinanti a livello globale. Tuttavia, fino al 2016 in Italia si contavano solo 850 Mobility Manager, di cui l’88% operativi in ambito aziendale (dati Sole24 Ore). Negli ultimi tempi però le cose sono molto cambiate. Il Decreto Rilancio del 2020 ha conferito grande rilevanza alla figura professionale del Mobility Manager. Nel maggio del 2021 il ministro dei Trasporti e delle Mobilità sostenibili ha firmato insieme al ministro per la Transizione ecologica il decreto sull’istituzione della figura del Mobility Manager nelle organizzazioni con oltre 100 dipendenti, attive in capoluoghi e comuni con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti.
Oggi in Italia le organizzazioni con più di 100 dipendenti per sede, che si trovano in città a rischio di inquinamento atmosferico elevato, hanno l’obbligo di nominare un responsabile della mobilità aziendale, che dovrà produrre annualmente un Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL). Questo piano avrà lo scopo di migliorare la pianificazione degli orari dei dipendenti, limitando la congestione del traffico. A tal fine, il Mobility Manager dovrà analizzare l’accessibilità dei luoghi di lavoro, studiando l’offerta e la domanda di mobilità dell’area. Ricorrerà a questionari di tipo sociologico per conoscere in modo dettagliato gli usi e le esigenze del personale aziendale. Dovrà quindi creare un database della mobilità aziendale sul quale basare la stesura del PSCL. La trasmissione del PSCL è obbligatoria per legge entro il 31 dicembre di ogni anno.
La figura professionale del Mobility Manager è poliedrica. Chi lavora in questa posizione, infatti, oltre a possedere ottime doti d’analisi deve essere anche un buon comunicatore. Un Mobility Manager deve avere una conoscenza profonda del territorio su cui opera, buone capacità di analisi dei dati, conoscenze in ambito logistico con spiccate abilità di fleet management e travel management. Deve possedere anche buone capacità relazionali. Per intraprendere un percorso formativo per diventare Mobility Manager non è necessario disporre di un titolo di laurea, o di altri titoli strettamente tecnici. Anche chi ha alle spalle un percorso formativo in materie umanistiche può intraprendere questa professione. Occorrerà, tuttavia, seguire un corso per Mobility Manager, in modo da ottenere tutte le competenze tecniche necessarie. Si va dall’utilizzo di software specialistici a precisi aspetti legati al diritto del lavoro.
L’Executive Program in Mobility Management di GEMA Business School ti permette di acquisire tutte le competenze tecniche e relazioni per ricoprire al meglio il ruolo di Mobility Manager. Imparerai a gestire i processi di sostenibilità della mobilità aziendale, sia dal punto di vista ambientale che sociale. Sarai in grado di sviluppare il PSCL come previsto dalla normativa nazionale, e non solo.
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