Quando parliamo di economia circolare ci riferiamo a un modello di produzione e di consumo che mira a estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo la produzione dei rifiuti. Questo modello è fondamentale per chi sceglie la via dello sviluppo sostenibile , ma non si riduce a questo. Rappresenta anche un’ottima opportunità di business per le imprese. Approfondiamo insieme questo tema: cos’è l’Economia Circolare, perché fa la differenza in termini di sostenibilità, e non solo.
Come già accennato, l’economia circolare è un modello produttivo e di consumo che ha l’obiettivo di estendere il ciclo di vita di ciò che viene prodotto, riducendo in modo significativo la produzione dei rifiuti. Secondo questo modello, quando un prodotto termina la funzione primaria per cui è stato immesso sul mercato, i materiali che lo compongono potranno comunque essere reintrodotti nel ciclo economico, generando nuovo valore. L’economia circolare si rivela un modello particolarmente efficace in realtà economicamente sviluppate come l’Unione Europea, dove si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. La produzione dei rifiuti si lega strettamente, infatti, al modello classico di economia lineare che si è affermato negli ultimi decenni, con tutti gli squilibri che ne sono derivati.
L’economia circolare rappresenta proprio una risposta agli scompensi e ai disequilibri legati allo sviluppo di un modello economico lineare. Il nostro attuale modello di produzione e di consumo, quello che si è affermato negli ultimi 150 anni, segue, infatti, una dinamica lineare. L’economia di mercato si basa sull’estrazione e sull’utilizzo di materie prime sempre nuove per la produzione di beni di consumo di massa, destinati poi allo scarto una volta concluso il ciclo di vita del prodotto. Nel corso degli anni questo modello ha mostrato diverse criticità, soprattutto in materia di sostenibilità. Un aumento inedito dell’emissione di gas serra e della produzione dei rifiuti sono gli esiti inevitabili di questo modello. L’economia circolare risolve questi problemi basandosi su un preciso assunto: le risorse naturali non sono infinite, sono esauribili. Non è quindi possibile continuare a produrre e a consumare senza limitazioni. Occorre promuovere un modo più sostenibile, attento e responsabile di produrre e di consumare.
La nascita dell’economia circolare viene fatta risalire convenzionalmente al 1966, anno di pubblicazione dell’articolo: “The Economics of the Coming Spaceship Earth” di Kenneth E. Boulding, economista inglese naturalizzato statunitense. Nel 1976 l’architetto elvetico Walter Stahel e l’autrice Geneviève Reday-Mulvey hanno pubblicato il rapporto “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, presentandolo alla Commissione Europea. In questo testo vengono enunciati i principi dell’economia circolare e il loro impatto sul sistema economico. Inizialmente si parla di economia “ciclica”, di sistemi naturali “autorigeneranti”, in cui i produttori sono responsabili dei beni che immettono sul mercato anche nella fase successiva alla loro vendita.
Negli anni si è molto discusso di economia circolare. Oggi possiamo dire che il modello di economia circolare che si è affermato si basa su cinque pilastri fondamentali, ovvero:
Negli ultimi tempi l’economia circolare si è dimostrata un modello molto valido in termini di sostenibilità, di resilienza e di rilancio di diverse attività. L’impegno nei confronti della sostenibilità, soprattutto in ambito ambientale, ha contribuito in modo decisivo alla generazione di nuovo valore. L’uso razionale delle risorse, l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e il loro ricondizionamento portano a importanti riduzioni dei costi, e non solo. Questi elementi contribuiscono a rendere più resilienti le catene di approvvigionamento, accorciando le filiere e puntando sulla trasparenza. Queste scelte si sono dimostrate vincenti, soprattutto in contesti di crisi globale.
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