Le donne sono diverse dagli uomini. Quando si parla di sicurezza sul lavoro, negarlo sarebbe un rischio. Tenere conto delle differenze di genere è fondamentale, tanto che il Testo Unico ne parla esplicitamente.
Ma non è solo un’attenzione richiesta dalla nostra normativa. La Commissione Europea ha posto in agenda il tema fin dal 2002. Sulla scia di tale attenzione, a molti anni di distanza, l’European Agency for Safety and Health at Work ha recentemente pubblicato un documento molto interessante. Si chiama Mainstreaming gender into occupational safety and health practice e ha l’obiettivo di sottolineare l’importanza di un approccio che tenga conto delle differenze di genere nelle politiche di sicurezza sul lavoro.
In un approccio gender-neutral alla sicurezza sul lavoro, lo standard viene fissato sul lavoratore medio di sesso maschile. Questo, ovviamente, non può fare giustizia delle tipologie, delle situazioni, delle condizioni e dei contesti che caratterizzano il lavoro femminile, nonché delle differenti necessità specifiche della donna.
La prospettiva gender-sensitive è relativamente giovane e di maggiore diffusione. Per tale motivo il documento mette sotto la lente d’ingrandimento i casi studio, le strategie e le buone pratiche attualmente in vigore in Europa e nel resto del mondo.
Uno dei casi studio presentati è Made in Italy. Si tratta di un’iniziativa di Ferrovie dello Stato e riguarda l’istituzione di un Comitato per le Pari Opportunità. I suoi compiti principali? Eccoli elencati:
Per approfondire il tema sull’approccio italiano alla sicurezza sul lavoro e differenza di genere, potete leggere una newsletter del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali dedicata all’argomento. È del 2010: i dati hanno qualche anno, ma le riflessioni e le considerazioni sono tutt’ora valide. L’Inail ha recentemente messo a disposizione alcune interessanti infografiche (che vedete anche come immagine di questo post) che riguardano i dati 2012 sugli infortuni delle lavoratrici.
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