Una crisi economica infinita, aumento dell’inflazione e calo del potere d’acquisto da parte dei consumatori: tutto ciò si riflette nell’andamento degli stipendi in Italia degli ultimi anni.
E non servono le indagini Istat o Eurostat per apprezzarne l’evidenza: le retribuzioni italiane non sono affatto invidiabili all’interno dello scenario europeo e a fronte della negativa congiuntura economica hanno sperimentato dei cali più o meno sensibili, a seconda dei settori e dei diversi livelli di impiego. In ogni caso, che si tratti di quadri o dirigenti, di impiegati o operai, la situazione non può definirsi rosea.
L’evidenza empirica arriva dalle ultime rilevazioni Istat a giugno 2014, che dimostrano che sia il numero di occupati che le retribuzioni nette hanno registrato delle importanti diminuzioni, specchio della crisi e della difficoltà di reagire positivamente nonostante i numerosi tentativi di riforma.
Nello specifico, l’indagine in oggetto mostra come soprattutto nelle grandi imprese l’occupazione è diminuita dello 0,8% e i livelli salariali hanno subito un sensibile calo. E, se da un lato è vero che sono le aziende con più di 250 dipendenti a pagare le retribuzioni più alte, dall’altro è anche vero che sono proprio queste ad aver subito la più rilevante diminuzione in termini salariali. I ricercatori Istat motivano la circostanza sostenendo l’avvio da parte delle aziende di una ristrutturazione della forza lavoro sostituendo personale ad alto costo con personale a basso costo.
Sotto questo punto di vista un aspetto da non sottovalutare è l’aumento del costo del lavoro e delle retribuzioni lorde a fronte di un netto mensile sempre più piccolo. A causa dell’oneroso cuneo fiscale, il datore di lavoro sperimenta un costo per dipendente maggiore rispetto al passato e il lavoratore uno stipendio netto che non permette più di fronteggiare l’aumento dell’indice dei prezzi, diminuendo il potere di acquisto e la qualità della vita.
L’andamento negativo degli stipendi e dell’occupazione in Italia di questi ultimi anni non può non destare preoccupazione. L’intervento dello Stato in casi di disoccupazione veniva teorizzato già ai tempi delle teorie economiche keynesiane: non sarà forse il caso di rispolverarle? Solo attraverso un’inversione delle tendenze in corso sarà possibile generare nuova occupazione e quindi un miglioramento generale delle condizioni economiche di lavoro. Un lavoratore soddisfatto è un lavoratore produttivo: scopri come gestire efficacemente le risorse umane con i corsi e i master GEMA Business School.
P. Iva 01412811000 C.F.05550520588
Capitale soc. € 52.000 i.v. – R.E.A. n. 496554
Via Vincenzo Lamaro, 51 – Roma
Tel. 06.7265221
GEMA S.r.l Società Benefit
Ente di formazione accreditato per la formazione superiore e continua e l’orientamento con dd n. G16020 del 23/12/2019.
Ente accreditato per i servizi per il lavoro con dd n. G11169 del 21/09/2015
© Copyright GEMA Srl